Semi in campo: percorsi di agricoltura sociale
A cosa ci riferiamo davvero quando parliamo di agricoltura multifunzionale? Quali altre dimensioni scendono in campo e come queste si coniugano con pratiche sostenibili a
vantaggio di imprenditori e cittadini?
Questa settimana Agristorie vi porta a conoscere una realtà che ha fatto del termine multifunzionale, applicato all’agricoltura, un concreto ventaglio di opportunità, il quale non si restringe alla sfera imprenditoriale, ma punta a rispondere attraverso la produzione di una serie di servizi a quelli che sono i bisogni della comunità.
Siamo a Gallicchio, ottocento abitanti appena a 730 m s.l.m. Un piccolo borgo immerso nel verde del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, nella parte centro meridionale della provincia di Potenza. È questo il punto di partenza di un’azienda che nasce nel 2011 come impresa individuale in campo agricolo ed apistico, fino a sviluppare un’offerta sempre più ampia: da fattoria didattica, accreditata presso la Regione Basilicata, ad affittacamere nel 2016, puntando alla vera realizzazione di un’ospitalità accessibile, attraverso strutture in grado di permettere a persone con esigenze specifiche la fruizione della vacanza e del tempo libero senza ostacoli e difficoltà.
Ma è con l’ultimo e recentissimo impegno che Al Bosco delle Api può dirsi a tutti gli effetti multifunzionale: «Negli ultimi anni è cresciuta in noi la consapevolezza verso il ruolo multifunzionale dell’agricoltura – spiega la dottoressa Oriana Rondinella - allo stesso tempo è stata rivolta maggiore attenzione allo sviluppo rurale, ambito nel quale le attività agricole svolgono un ruolo di primo piano, non solo per la tradizionale funzione produttiva, ma soprattutto, per i servizi che esse sono in grado di generare».
Questo il germoglio che porta alla nascita di Semi in campo. La parola chiave è agricoltura sociale: un insieme di percorsi ritagliati sulle caratteristiche di ogni singolo partecipante, con la possibilità di diversificarne mansioni ed obiettivi, sulla base delle inclinazioni e delle caratteristiche di ognuno.
Lo slancio che porta a questa nuova e più ampia dimensione aziendale? «Sono un’educatrice di comunità – aggiunge Oriana – rientrata in Basilicata dopo oltre dieci anni di lavoro lontano da casa. È stata l’esperienza nel sociale a farci credere fortemente che un progetto simile possa funzionare. Vogliamo immaginare ogni persona come unica, capace di apportare con il proprio intervento qualcosa di bello, proprio come un seme in un campo».

I beneficiari del progetto? « I percorsi sono indirizzati a persone con disabilità, soggetti svantaggiati ed in condizioni di marginalità sociale, minori in età evolutiva, soggetti inseriti in progetti di riabilitazione e sostegno sociale in carico ai diversi enti, rifugiati e richiedenti asilo, anziani». Recuperare la funzione sociale dell’agricoltura cammina parallelamente alla consapevolezza che l’agricoltura stessa può farsi strumento di cura e benessere, ma soprattutto veicolo essenziale attraverso il quale sia possibile ridurre l’isolamento sociale. Accogliere il disagio e farlo diventare, attraverso una nuova dimensione del lavoro, un’opportunità.
Tre le figure professionali coinvolte: Rocco Sinisgalli, titolare dell’azienda e imprenditore agricolo, apicoltore e conduttore di fattoria didattica; Ersilia Sinisgalli guida rurale e responsabile dell’attività ricettiva aziendale e la stessa Oriana Rondinella, educatrice professionale di comunità, attualmente in formazione per interventi assistiti con gli animali.
Tante le attività poste in essere all’interno dell’azienda, dall’olivicoltura alla viticoltura, passando per la serra didattica alla cura e alla pulizia degli animali, fino alla coltivazione dell’orto. «Prendendosi cura di altri organismi le persone sviluppano la capacità di gestire emotività e senso di responsabilità, essenziali per ricostruire la propria identità ed autonomia – spiega la dottoressa Rondinella – inoltre l’ambiente di lavoro aperto e meno costrittivo risulta più “accogliente” per coloro che hanno delle difficoltà».

A ciò si lega la proposta di un nuovo modello sostenibile, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche umano e territoriale: «Pensando al nostro territorio, una fattoria sociale può migliorare la capacità di attrazione e la reputazione di un sistema locale soprattutto dove le opportunità di lavoro sono limitate, ciò è strettamente connesso all’idea di un lavoro di rete che l’azienda intende svolgere. È nostra volontà per lavorare in una giusta direzione e in sinergia, coinvolgere istituzioni pubbliche quali, i servizi sociali territoriali, Aziende Sanitarie e tutte quelle realtà del terzo settore che hanno come obiettivo la presa in carico e la cura della persona».
Una visione ampia e accogliente che abbraccia l’unicità di ognuno lavorando sull’inclusività di tutti: Semi in campo è questo, una risposta puntuale alla domanda di una multifunzionalità che superi il titolo di facciata e si realizzi concretamente alle esigenze della società circostante.