Possidente fruit: il biologico a casa tua

La Piana di Sibari è un meraviglioso terrazzo sul versante settentrionale del mar Jonio; un confine naturale tra la Sila e il massiccio del Pollino, più a nord. Una terra che diviene protagonista, verso gli anni ’50 del secolo scorso, di un’importantissima evoluzione agricola, conseguente non solo alle opere di bonifica, ma anche a una vera e propria rivoluzione nel campo del settore primario, sino a trasformarsi in una delle zone più prospere e feconde dell’intero mezzogiorno d’Italia.

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È qui, dove il microclima temperato dona ai frutti di questa terra proprietà organolettiche uniche al mondo, e nello specifico a Corigliano Calabro, che a partire degli anni ’60, prende avvio la storia di una famiglia che si fa impresa. Tutto ha inizio da un «pezzetto di agrumeto», così mi racconta Maria, che il nonno Giovanni prende a coltivare. Poi l’emigrazione del figlio in Germania, la storia di un Sud spezzato oltre i propri confini, il sacrificio, la lontananza, un destino ineluttabile che pare ripetersi per secoli, ma poi, in questo caso, il ritorno. Un’eredità che sa’, prima di tutto, di attaccamento alle proprie origini, di tenacia e passione. Siamo nell’80 quando Giorgio riprende in mano l’attività di famiglia e la fa crescere. Il risultato sono trenta ettari coltivati a Clementine di Calabria IGP, eccellenza ortofrutticola che trova nello stivale d’Italia il suo habitat ideale: quella combinazione irriproducibile di fattori intrinseci che esaltano le caratteristiche qualitative del frutto, dalla buccia liscia di un arancione intenso che, nasconde, una succosissima polpa carnosa. L’odore è quello che resta sulle mani e nell’aria dopo averle sbucciate, che ti parla d’inverno, di camino e di ricordi.

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Oggi, a portare avanti la Possidente fruit, ormai con cinque anni di certificazione biologica alle spalle, sono i figli di Giorgio, Giovanni e Maria. La produzione annua? Oltre cinquemila quintali di clementine bio. Una nuova fase fatta di crescita e innovazione, ma anche nuovi problemi: la grande distribuzione che schiaccia i produttori; il valore del lavoro sempre meno riconosciuto e un prezzo, quello di venti centesimi al chilo, che ti porta a credere che non ne valga più la pena.

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«Abbiamo stroncato la catena - mi spiega Maria con la fierezza e la tenacia di una donna che conosce bene il valore del proprio lavoro e dei frutti della propria terra – da qui è nato il nostro e-commerce, i nostri frutti vengono raccolti, posti nelle cassette e da lì partono direttamente verso le tavole dei nostri clienti». Il risultato è una sempre crescente soddisfazione per i feedback ampiamente positivi, derivanti anche ad un rapporto sempre più stretto con il consumatore finale.

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La caratterizzazione più importante? La consapevolezza vera di non essere più uno dei tanti anelli della catena di un sistema sempre più difficilmente governabile, ma di poter “contare”, semplicemente, sulla forza del proprio valore. Il valore del lavoro, che non è altro la dignità delle persone che quel lavoro lo svolgono. Il valore di una terra mozzafiato che profuma di arancio amaro e di coraggio.


SIMONA PELLEGRINI