Oliveti Ritrovati: la tutela della pianta simbolo nel materano
Da sempre l’olivo ha rivestito, culturalmente e socialmente, un ruolo importante all’interno delle società contadine mediterranee, assumendo non irrilevanti cariche simboliche. Ricchezza, prosperità, saggezza. Ma prima di ogni altra cosa, l’olivo conserva intimamente in sé l’idea di futuro, tanto viva e vera nei contadini che lo impiantavano quanto nei più fini intellettuali del nostro passato.
«Le nostre opere non devono mirare solo al presente / ma all’avvenire, non a noi soli, ma ai discendenti nostri. / E allora i discendenti, anche lontani, / prenderanno un poco d’olio degli ulivi / che noi abbiamo piantato per loro […]». Così scriveva Pascoli in una delle tante liriche cui faceva riferimento all’albero eterno, e ancora «Tu, placido e pallido ulivo, / non dare a noi nulla; ma resta! / ma cresci, sicuro e tardivo, / nel tempo che tace».

Futuro, dicevamo, a cui l’albero secolare spontaneamente tende e che pure tocca a noi assicurare e preservare. Da cosa? «Dall’omologazione e l’appiattimento dettato dagli standard del mercato – spiega il professor Francesco Linzalone – l’Italia vanta un inestimabile patrimonio olivicolo che pure va via via assottigliandosi anche a causa dell’abbandono degli oliveti, del mancato ricambio generazionale e della diminuzione della produzione per autoconsumo. Recuperare questi alberi, sperimentando un modello di sviluppo sostenibile, è il nostro obbiettivo».
Un percorso avviatosi con la costituzione, nel 2021, della Comunità degli Oliveti Ritrovati del materano, nata dalla condotta Slow Food del capoluogo di provincia, e l’adesione al manifesto a difesa dell’olivicoltura italiana: «abbiamo messo assieme capacità e conoscenze per realizzare, attraverso l’impegno quotidiano, un obiettivo condiviso, reagire alla graduale erosione biologica che investe il nostro territorio».
L’anno dopo, il passo successivo, con la nascita della Cooperativa Oliveti Ritrovati. «Prendiamo in affido da privati numerosi campi abbandonati. Noi ne curiamo la gestione del suolo, la potatura e la raccolta, dando come compenso una percentuale del prodotto finito». Uno scambio mutualistico che vede impiegati un gruppo di giovani potatori e raccoglitori, alcuni dei quali extra comunitari.

«Quest’anno, tra l’altro, il comune di Matera ci ha assegnato in gestione un oliveto comunale. Il nostro intento è rivalutare questo spazio nell’ottica di renderlo un luogo di scambio e socialità, valorizzando la memoria storica che la pianta dell’olivo porta con sé». Una valorizzazione, quella degli oliveti, che si riflette, naturalmente, sul prodotto finale, con la creazione di un’etichetta ad hoc oliveti ritrovati, e passa da un’attenta e mirata gestione dell’equilibrio tra la pianta e il suolo.
Importante ruolo ricopre in questo senso la potatura a vaso polifonico, ulteriore elemento di competenza che produce effetti positivi sia dal punto di vista fisiologico che produttivo della pianta. Ed è anche sulla formazione delle competenze che la cooperativa si impegna e lavora: «La scuola di potatura a vaso policonico ha aderito alla comunità, e se si segue la formazione mirata nella conduzione dell’oliveto, rilascia un attestato di oliveto certificato di cui è riconosciuta la sostenibilità».

Tanti e vari sono gli appuntamenti e i progetti futuri per consolidare ancor di più il legame virtuoso tra agricoltura, turismo e territorio: «Il 17 dicembre parteciperemo al Mercato della Terra di Slow Food, così da poter sponsorizzare i nostri oli, ma ciò che ci interessa maggiormente è poter offrire una narrazione autentica, che non solo supporti il prodotto sul mercato, differenziandolo da ogni altro presente e valorizzandone l’unicità, ma che inviti a conoscere da vicino la storia della nostra terra e di un patrimonio identitario senza eguali».