Milleorti: crescere insieme partendo dalla terra
«Non può esserci autonomia senza lavoro. Non può esserci per tutti lo stesso lavoro».
In
questo appuntamento Agristorie vi porta sulla Riviera Romagnola,
lungo la costa dell’Alto Adriatico. Siamo a Rimini, località di
soggiorno estivo di rilevanza internazionale, ma contrariamente a
quanto si possa immaginare, oggi non vi condurremo alla scoperta del
settore balneare, spina dorsale della ridente cittadina romagnola, né
vi parleremo delle innumerevoli strutture ricettive che vanno a
costituire nel loro insieme circa un quarto dell’intera offerta
alberghiera regionale.

Crescita. Scuola. Lavoro. Queste le parole chiave di una storia che prende forma con Milleorti. Un progetto che vede la luce nel febbraio del 2018, promosso dalla cooperativa Millepiedi e dall’associazione Crescere Insieme, nata a sua volta nel 2004 per iniziativa di un gruppo di genitori desiderosi di confrontarsi e sostenersi nel proprio compito educativo. Queste le basi per la messa in atto di numerosi programmi rivolti a varie fasce di età, relativamente alla scuola, alle autonomie personali e abitative e, in ultimo, al lavoro. Altro ambito di intervento è quello della sensibilizzazione ai temi della disabilità.

Ed è proprio Sabrina Marchetti, presidente di Crescere Insieme, a raccontarci Milleorti, la concretizzazione di un’idea inclusiva, sostenibile e solidale: un’area agricola su cui sono attivati progetti di formazione al lavoro rivolti a persone con sindrome di Down o disabilità intellettiva.
«Un’occasione per cimentarsi con la cura di un appezzamento di terra e coltivare, o far coltivare, un orto; stare a contatto con gli animali da cortile ed imparare tecniche di orticultura urbana».
L’obiettivo
primario?
«Formare al lavoro persone con disabilità intellettiva, consentendo
loro di avere un ruolo attivo all’interno della società. Scoprire
nuove e diverse capacità personali. Molto di più di un orto
sociale». La ragione di fondo è quella di portare il mondo
cosiddetto “normale” dentro la disabilità, in un’ottica di
integrazione rovesciata. Un’ottica nuova e vitale che mette al
centro l’autonomia dell’individuo e la sua realizzazione in
quanto tale.

Come è possibile partecipare? «Adottando un appezzamento di terreno tramite una erogazione liberale mensile e affidandone la coltivazione alle persone che partecipano al progetto. In cambio, il “locatario” può ritirare i prodotti cresciuti nell’orto adottato. Oppure, coltivarlo personalmente».
A
fare da asse portante, la «cultura del non spreco»:
una serie di conoscenze e tecniche messe in campo per garantire
un’agricoltura sana e rispettosa dell’ambiente, con un imperativo
morale ed etico che non può e non vuole passare ignorato: «non più
solo “prendere” ciò che la terra ci fornisce, ma “lasciare
meglio di come si è trovato”». Ecco che il controllo delle
malattie e dei parassiti viene eseguito mediante preparati
naturali,
al fine di mantenere le piante in salute e produttive. E ancora, il
compostaggio degli scarti organici, così da
utilizzarli, assieme al letame degli animali, per regolare
la fertilità e
la struttura del suolo, ottenendo un terreno ricco e bilanciato.

Le sfide per il futuro? «Farsi conoscere dalle imprese del profit – spiega Marchetti – Rimini è una città ricca di turismo. Noi puntiamo a presentarci a tutto ciò che è e fa “turismo”». Da qui Milleorti per il turismo: la possibilità, offerta agli hotel di Rimini e di Riccione, di adottare un orto e di contribuire all’inserimento lavorativo dei ragazzi che partecipano al progetto.
Attivare, dunque, quella che si potrebbe a tutti gli effetti definire “una catena di assunzioni”. Partire dalla terra per arrivare alle persone, in un percorso di crescita che possa coinvolgere non solo i giovani aderenti al progetto, ma l’intero settore lavorativo e, dunque, la società tutta.
SIMONA PELLEGRINI