L’importante ruolo svolto dall’Associazione Nazionale Città dell’Olio: ne parliamo con Pasquale Dimatteo, coordinatore regionale

Divulgare la cultura dell’olivo e dell’olio d’oliva di qualità. È solo uno dei tanti punti attraverso i quali si esplica il lavoro, ormai quasi trentennale, che l’Associazione Nazionale Città dell’Olio porta avanti con impegno lungo tutta la penisola. E nella nostra Basilicata? Ad accompagnarci alla riscoperta del grande potenziale olivicolo nostrano, il coordinatore regionale delle Città dell’Olio lucane, Pasquale Dimatteo, nonché giovane vicesindaco di Rotondella.

Ed è proprio ripercorrendo la storia olivicola regionale, che vanta origini antichissime, che Dimatteo iscrive il senso dell’attuale presenza di tale associazione sul territorio lucano.

«Numerosi sono i ritrovamenti archeologici relativi al VI e al IV secolo a.C., a testimonianza di come la coltivazione dell’olivo risalga al periodo magno greco. Pur stretta tra tre giganti olivicoli, Puglia, Calabria e Campania, la nostra piccola Basilicata si mostra, infatti, storicamente vocata a tale produzione. Ne è una conferma la ricchezza del germoplasma autoctono, sono ben trenta le cultivar fino ad oggi recuperate grazie alla ricerca operata dall’Unibas».

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Ma quali sono, oggi, i segnali che ci portano a considerare la nostra regione come un tassello importante nel panorama olivicolo nazionale?

«In primo luogo il recente riconoscimento del marchio IGP per l’olio prodotto nell’intera regione. Ma detto ciò, credo sia necessario sottolineare come l’importanza della coltura olivicola non si estrinsechi semplicemente nel risvolto economico-produttivo, seppur fondamentale e ben riscontrabile da parte di noi tutti, ma anche nel ruolo di tutela ambientale che essa da sempre riveste. Tutela che vogliamo avviare ad un percorso di promozione del territorio. La presenza di cultivar di particolare pregio e le contenute dimensioni regionali, pur nella specificità dei singoli territori, consentono la possibilità di implementare le strategie di valorizzazione del patrimonio olivicolo. Una sorta di catalizzatore che l’Associazione Città dell’Olio mette in campo in una visione organica volta a coinvolge l’intera regione».

In tal senso quali sono, quindi, gli eventi e le azioni messe in campo per l'anno in corso?

«Le Città dell’Olio lucane parteciperanno alla Camminata tra gli ulivi e alla Merenda nell’oliveta, nuove modalità per riscoprire il paesaggio e le bellezze del territorio e fare un’esperienza di convivialità. A ciò si aggiunge, il Concorso Nazionale Turismo dell’Olio, che raccoglie e premia le migliori esperienze turistiche legate al prodotto. Altra grande opportunità per le PMI è il marchio Città dell’Olio, che porterà, nei prossimi mesi, le amministrazioni socie dell’associazione a sottoscrivere la Carta degli impegni per la sostenibilità e il benessere, al fine di ottenerne la certificazione. Non l’ennesimo bollino di qualità da esibire, ma uno strumento di marketing territoriale in grado di ridefinire il valore dell’olio e che, in base a disciplinari specifici, potrà essere concesso agli operatori economici locali (aziende olivicole, frantoi, ristoranti, musei, agenzie di viaggio e tour operator) che daranno vita a vere e proprie comunità dell’olio attive sui territori ed impegnate a realizzare azioni concrete volte alla valorizzazione della cultura olivicola in un’ottica di sostenibilità».

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Sappiamo bene come uno dei fattori maggiormente problematici nel settore primario sia il mancato ricambio generazionale. Senza voler entrare nelle cause specifiche, assai complesse, che portano i giovani ad allontanarsi da tale attività, quali sono le azioni messe in campo dall’Associazione Città dell’Olio per avvicinare, al contrario, le nuove generazioni a tutto ciò che ruota attorno alla coltivazione dell’olivo?

«Da molti anni ormai l’Associazione Città dell’Olio è impegnata nella diffusione della cultura dell’olio nelle scuole elementari e medie, negli Istituti Alberghieri e Agrari. A tali classi si rivolge il progetto Olio in Cattedra che quest’anno avrà come tema centrale il valore dell’inclusività. Le attività svolte nelle scuole ed i tradizionali appuntamenti “in campo” ci fanno ben sperare. Esse rappresentano, difatti, lo strumento principale per avvicinare i giovani, e non solo, alla conoscenza dello straordinario patrimonio che la cultura dell’olio. Una conoscenza che passa per la tecnica, certo, ma anche per le tradizioni, i paesaggi e i riti, di cui tale pianta è stata soggetto principale nella società italiana.

Quale è la sua personale esperienza dopo poco più di due anni alla guida regionale di questa importante realtà associativa?

«Per il ruolo sia di Assessore alle Politiche Agricole che per quello di Coordinatore delle Città dell'Olio della Basilicata, posso dirle che in primo luogo si tratta di un'esperienza formativa e di vita. La possibilità di conoscere e confrontarsi con tanta gente, produttori locali e non, arricchisce il percorso culturale e professionale, ma anche e soprattutto quello umano. Una bellissima esperienza che porta con sé il peso delle responsabilità, ma anche tantissime soddisfazioni».


SIMONA PELLEGRINI