LA SAGGEZZA DELL’APE

Non esiste popolo o epoca della storia dell’uomo in cui all’ape non sia stato riconosciuto un valore simbolico riconducibile al rinnovo della vita, della natura, dell’abbondanza e della ricchezza. L’ape diligente, ingegnosa, finanche eroica è stata ripresa da tutte le culture antiche quale esempio di nobiltà associando ad essa funzioni magiche e spirituali che vanno ben oltre la capacità di fornire il prezioso miele. Gli antichi babilonesi utilizzavano lo stesso termine “dabar” per indicare l’ape e la parola divina, per gli egizi le lacrime del dio Ra si trasformavanoin api e nella mitologia greca le api erano le messaggere delle Muse, addirittura il dio Zeus era stato nutrito da
piccolo dalle api di Creta alle quali, per ricompensa, donò il colore dell’oro.

L’ape è universalmente presente nella letteratura, nei miti, nelle religioni a testimonianza del legame che esiste da sempre tra l’uomo e questa creatura. Un rapporto fatto di cooperazione e condivisione rivolto ad un unico fine comune, fondato sui principi della comunità e della laboriosità. L’ape lo fa naturalmente con un comportamento incorporato nel proprio DNA frutto di una evoluzione mirata all’ottimizzazione dell’essere, all’efficienza dell’organizzazione e alla perfezione delle forme. Una vera e propria energia che il teosofo Rudolf Steiner un secolo fa definiva “forza esagonale”, in armonia con le perfezioni della natura anche in altre espressioni geologiche o vegetali, tanto da ricondurla ad una vera e propria scienza dello spirito che richiamò in una serie di conferenze “Sull’essere delle api”.

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Un legame quindi quello tra uomo e ape che va ben oltre alla profonda differenza biologica e si raccorda, al di là di qualsiasi aspetto utilitaristico, a principi di natura etica e morale che proprio in virtù del rispetto che incute questo essere alato, molti definiscono saggezza. Ma se nelle varie epoche a questa filosofia sono stati associati valori tanto esemplari quanto contemporanei alla cultura corrente, qual è la saggezza che oggi giorno l’ape e l’alveare possono trasmettere? L’ape non cambia, probabilmente migliaia di anni fa costruiva alveari a celle esagonali, produceva miele e passava di fiore in fiore esattamente come fa adesso. L’uomo invece, dotato del libero arbitrio, è mutevole nella sua organizzazione sociale, nei propri principi e valori alla continua ricerca dell’estetica spirituale del buono, del bello e del giusto. A volte lo fa bene, altre meno ed è proprio in questa ultima circostanza che può far ricorso alla saggezza per correggere il cammino, per quanto a volte possa sembrare impossibile.

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Tutta l’umanità sta vivendo un’epoca caratterizzata dalla supremazia antropologica sul pianeta, sulle sue risorse e sui suoi destini, sostenuta da quasi tre secoli di modernità i cui principi etici e morali sono stati contraddistinti da valori quali progresso, profitto, libertà e futuro e hanno trovato realizzazione nella produzione prima e nel consumismo poi. L’etica del lavoro fondata sul difficile bilanciamento tra l’essere e l’avere, ha portato a trascurare la compresenza sul pianeta di altre realtà biologiche e naturali ugualmente quanto inconsapevolmente responsabili della coesistenza e benessere della vita. Una trascuratezza che ha violato gli equilibri dell’ecosistema globale e induce alla consapevolezza che la strada intrapresa in tal senso fa parte delle scelte errate dell’umanità o, almeno, di quella parte di umanità che ci riguarda.

La “saggezza” dell’ape porta a riflettere sul significato di concetti primari come comunità, lavoro, condivisione, bene comune. Ma non solo, le api, nella loro complessa determinazione alla perfezione, rinnovano la ricerca della Bellezza quale sintesi del desiderio universale di bello, buono e giusto. Queste creature possono insegnare a vivere bene assieme, ad apprezzare la cooperazione quale valore dell’aiuto offerto e ricevuto, e a celebrare la vita come raggiungimento del benessere derivante dall’armonia, dalla reciproca compagnia, dalla solidarietà e dalla pace.

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Edgar Morin, il celebre sociologo contemporaneo quasi centenario ,suggerisce disaper globalizzare e deglobalizzare allo stesso tempo, conservando e incrementando tutto quello che la globalizzazione apporta in termini di intersolidarietà e di fecondità culturale, restituendo però al locale, al regionale, al nazionale le autonomie vitali, difendendo e favorendo ovunque le unicità culturali. Viene riqualificato così il concetto di bene comune che trova sostanza nel territorio e nella comunità di persone integrate nell’ambiente, entrambi aspetti particolarmente possibili e caratterizzanti della nostra Italia così culturalmente e storicamente frazionata. Pensiamo alle api, esse pur essendo geneticamente predisposte allo stesso modo, costruiscono alveari e producono sostanze fortemente influenzate dall’ambiente, questo attiva la biodiversità che ne determina la varietà quindi la forza. Per i nostri territori e comunità è la stessa cosa: la forza deriva dalla diversità e unicità dei saperi e tradizioni locali.
L’azione delle api è deglobalizzante. Esse sfruttano rispettosamente tutto ciò che c’è di meglio sul territorio evitando ogni forma di putrido e mantenendo costantemente pulito l’alveare al fine di conservare le peculiarità della loro produzione tesa alla sopravvivenza e conservazione. Allo stesso modo gli uomini che riconoscono il valore del proprio ambiente danno spazio all’economia sociale e solidale, usano rispettosamente le risorse dei luoghi che occupano, preservano l’agricoltura e l’alimentazione a essa legata, l’opera degli artigiani, i saperi antichi, i negozi di quartiere, le arti.

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AGRIstorie Festival della Sostenibilità Ambientale, nella sua idea di dare rilievo alle api e all’apicoltura, si affida alla saggezza di queste creature proprio in virtù dell’alto significato che desidera infondere alla capacità di fare comunità, far parte di una collettività di persone che lavorando insieme condividono lo stesso obiettivo di benessere ispirandosi al millenario rispetto che la natura ha per l’ambiente. Un ennesimo significato simbolico, ma anche pratico poiché le iniziative, alla presenza di esperti del settore, apicultori, prodotti, didattica e altro, sono fortemente connesse alla vocazione di sostenibilità agricola e artigianale del territorio, ed intendono rinnovare, dimostrandolo in ottica contemporanea, l’antico sodalizio con questo insetto amico.
AGOSTINO MAROTTOLI