LA PERANZANA: IL TESORO DELL’ALTO TAVOLIERE

Per dare il via a questo racconto dall’inizio bisogna scalare indietro i secoli e rivangare una storia d’amore di oltre duecento anni fa. La storia d’amore tra un principe, Michele De Sangro che, rimasto vedovo, si reca in Francia. Oltre confine, l’uomo conosce una giovane, se ne invaghisce e la sposa. Il fortunato principe ritorna a casa, con la sposa e una nuova varietà di ulivo tra le mani. Avvalendosi degli studi condotti durante il periodo parigino e dei consigli del suocero, illustre botanico, si prende cura dei suoi estesi fondi, migliorandone, tra l’altro, i metodi di coltivazione e introducendo le prime macchine agrarie a vapore. È così che la cultivar Provenzale arriva negli agri di Torremaggiore, San Severo e San Paolo Civitate. Nel dialetto del posto la nuova varietà viene identificata con il termine “p’ranzan” che, italianizzato, diviene ben presto Peranzana.

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Secondo altra versione, al contrario, la Peranzana giunge a Torremaggiore molti secoli prima, intorno al 1266, quando Carlo d’Angiò, già conte di Provenza, regione a sud-est della Francia dove questa varietà era già presente, diviene signore di Napoli. Ad avvalorare l’ipotesi la presenza nelle campagne del piccolo comune foggiano di uliveti di Peranzana di oltre cinquecento anni.

Ciò che è certo è che la Peranzana rappresenta, ormai da secoli, non solo la storia, ma l’identità di una terra, quella dell’Alto Tavoliere. Per valorizzare e diffondere, tanto la coltura quanto la cultura stessa di questa magnifica pianta, nasce, nel 2016, l’associazione senza fini di lucro “La Peranzana” che accoglie piccoli e grandi produttori; frantoiani; agronomi e diversi appassionati. Più di cento soci in tutto, legati dalla comune visione dell’associazionismo come ricchezza ed opportunità di crescita. Una serie di protocolli d’intesa legano l’associazione alle scuole medie e superiori del territorio, ma anche al dipartimento di Scienze Agrarie DAFNE dell’Università di Foggia.

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L’obbiettivo è quello di «aumentare non solo la resa e ridurre i costi di produzione, ma raggiungere livelli di qualità eccellenti, puntando sull’innovazione tecnologica – spiega il presidente dell’associazione Aldo Circella – La stessa catena del valore non sta nella produzione, bensì nella capacità di inserimento su tutto il ciclo, sino al commercio, con la possibilità dei produttori di chiudere loro stessi la catena, mettendo in atto, dunque il concetto di filiera corta».

Tante le attività volte all’aggiornamento culturale e professionale degli agricoltori, ma anche seminari di studio e manifestazioni inerenti all’olio e all’oliva da mensa. C’è da specificare, infatti, che questa pregiata cultivar non solo fornisce un olio dalle elevate e assai apprezzate qualità organolettiche e nutritive, ma anche delle olive da mensa di alto pregio e dal gusto equilibrato, anche grazie a un rapporto polpa/nocciolo molto elevato. Mettere in risalto e promuovere la duplice attitudine della Peranzana è uno dei fini principali che muove le attività messe in campo dall’associazione.

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«Identificare il territorio attraverso la Peranzana, che per sua stessa vocazione è il prodotto bandiera dell’Alto Tavoliere». Valorizzare, preservare e promuovere una storia lunga secoli, questa la mission, una storia che passa dalla terra e che per la terra si perpetua. Passato e futuro nell’immagine di un prodotto unico e magnifico.

SIMONA PELLEGRINI