La Majatica: il biologico pluripremiato di Angelo Valluzzi
Vigorosi, dal portamento espanso e assurgente, dalla chioma folta e i frutti penduli, perle verdi che entrano in piena maturità quando la stagione sta quasi per concludersi, gli alberi di majatica caratterizzano parte del territorio lucano da centinaia di anni.
Ed
è proprio da questa varietà dalle caratteristiche uniche che prende
il nome il frantoio di Angelo Valluzzi, una realtà presente sul
territorio dagli anni ’50, nata dal lavoro del nonno, proseguita
attraverso l’impegno del padre e rinnovatasi, a partire dal 2000,
sotto la sua direzione. Un percorso a tappe verso l’innovazione, ma
soprattutto, verso la conservazione della coltura e della cultura
olearia, raccontata ed esportata attraverso il suo veicolo
maggiormente caratterizzante, l’olio extravergine d’oliva.

Siamo a San Mauro Forte, millequattrocento abitanti appena nella parte centro occidentale della provincia di Matera a 540 m s.l.m., un territorio dalla storia antichissima, come testimoniato dai numerosi ritrovamenti risalenti addirittura al IV secolo a.C., ed oggi famoso ai più per la tradizione folclorica legata alla sagra del Campanaccio, riti pagani propiziatori relativi al culto della terra ed alla transumanza che si mescolano alle celebrazioni sacre in onore di Sant'Antonio Abate e, in secundis, per l’affiliazione all’associazione nazionale città dell’olio.
Ed
è proprio di olio e di olive che questa settimana Agristorie vuole
parlarvi, di un olio extravergine d’oliva biologico e monovarietale
che nasce tra le piante secolari della collina materana: «è il
risultato finale di un’attività lavorativa che seguiamo durante
tutto l’anno – spiega Angelo Valluzzi - un’attività che
esclude l’utilizzo di prodotti chimici di sintesi in accordo a
quelli che sono i nostri valori aziendali, il rispetto della natura e
dell’uomo, della salubrità dell’ambiente e della salute
umana. Motivo per cui coltiviamo i nostri prodotti con metodi
biologici e a basso impatto ambientale».

Cinque ettari di uliveti di proprietà, due dei quali ospitano piante secolari, il resto della produzione deriva dall’acquisto delle olive dei produttori locali, il fil rouge resta sempre e comunque la varietà majatica: «è ciò che caratterizza e rende unica non solo la nostra produzione, ma la nostra zona, a partire dagli stessi tempi di raccolta delle olive, più anticipati rispetto ad altri territori, poiché la drupa viene raccolta quando è ancora verde, a ciò ne consegue sì una minore resa che corrisponde, per converso, ad una qualità nettamente superiore».
Otto
ore dalla raccolta alla frangitura, un sistema continuo a tre fasi.
Le caratteristiche del prodotto finito parlano da sé: il colore è
verde con riflessi gialli, l’odore intenso di un fruttato di oliva
verde si contrappone a un sapore delicato, di un amaro solo
accennato. A sorpresa, ciò che resta nel palato è il retrogusto di
carciofo, mele, mandorla, per un’equilibratura perfetta sulla
chiusura.

Dal 2002 sino ad oggi i riconoscimenti non si sono fatti certo attendere. Dal Concorso Internazionale Leone D'oro dei mastri oleari, gran menzione fruttato medio, alle partecipazioni annuali al premio Olivarum. A ciò si aggiunge l’entrata, per ben sei anni consecutivi, nella Guida Migliori Oli di Qualità Accertata, alla Guida Slow Food e alle tre foglie Gambero Rosso Guida Oli d’Italia nel 2016. In ultimo, la medaglia d’argento, nel 2020, al Biol Concorso Internazionale Migliori Oli Biologici del Mondo.
«Non ci fermiamo – aggiunge Valluzzi – nei giorni immediatamente successivi ci aspetta la fiera di Pescara, interamente dedicata alle migliori produzioni di olio extravergine d'oliva, e a settembre il Salone del Gusto di Torino. Vogliamo portare in giro i nostri prodotti, per fare di loro i veri ambasciatori della nostra storia».