Fontana dei Santi: l’extravergine biologico ad Albano di Lucania

La tradizione dei padri e la ritualità di una storia antica. Non sono quasi mai lineari le strade che portano alla nascita di un prodotto; le idee che si fanno imprenditorialità nuova e reale senza mai definitivamente abbandonare le caratterizzazioni territoriali, assieme a tutto il bagaglio di identità gentile e genuina di una comunità, quell’identità lontana che torna a farsi presente nella voce dei nostri nonni e nei racconti da focolare.

Questa settimana con Agristorie abbiamo deciso di mostrarvela quella strada. È una strada ripida che sale fino a 899 m s.l.m., sul monte san Leonardo, nella parte nord occidentale della provincia di Potenza. Siamo ad Albano di Lucania, poco più di milletrecento abitanti; i piedi tra i boschi di faggio e castagno e lo sguardo ad un cielo vicinissimo, sullo sfondo le Dolomiti lucane.

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Nasce qui, e più precisamente in contrada Perretti, nel 2012, l’azienda Fontana dei Santi, dalla volontà di Antonello e Luciano Pepe di dare continuità alla tradizione di famiglia. «Alle spalle della giovane età dell’azienda c’è infatti una lunga esperienza nella gestione del frantoio che parte nel 1965 – spiega Antonello – quando nostro nonno incominciò l’attività di molitura delle olive». Sin dalla costituzione la volontà principale è quella di condurre i fondi in maniera sostenibile, puntando ovviamente sull’innovazione attraverso l’acquisto di un frantoio di ultima generazione, al fine di garantire un percorso qualitativo completo, dalla produzione in campo sino alla molitura.

«Ciò di cui andiamo particolarmente fieri, assieme al recupero di vecchi oliveti abbandonati, sono certamente le varietà autoctone che abbiamo ripreso a coltivare, varietà che rischiavano di andare perdute per sempre – aggiunge Antonello – tra queste vi è certamente la Fasola, da sempre considerata a duplice attitudine, sia da mensa che da olio, e che viene particolarmente apprezzata per il colore verde intenso dell’olio ed il sentore, identificato da diversi esperti, di pomodoro verde. Pensiamo che questo sia il giusto modo di vivere un territorio, custodirne e preservarne le caratteristiche intrinseche è un nostro dovere, valorizzarlo portandolo a nuova vita, salvandolo dall’abbandono».

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Un territorio che per le proprie peculiari caratteristiche di areale montano non rende facile la pratica dell’olivicoltura, ma che sa difendersi da sé regalando al contempo profumi e sapori unici. «Grazie alle basse temperature invernali e alle estati particolarmente secche – spiega Antonello – il principale problema dell’olivicoltura, ovvero la mosca, è per noi un fattore quasi totalmente inesistente e ciò ci aiuta a portare avanti un biologico vero».

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Un biologico che ha visto la propria consacrazione nel dicembre dello scorso anno con l’assegnazione del secondo posto nell’ambito della tredicesima edizione del Premio Biol Novello, primo concorso internazionale riservato agli oli evo biologici della nuova stagione. Sull’etichetta campeggia scherzosa l’immagine de u’munaciedd, un personaggio del folclore lucano, un allegro folletto dispettoso dotato di poteri magici e custode di tesori sotterranei: «è stata un’idea per dare una rappresentazione a quello che è stato il nostro passato – aggiunge Antonello – una sorta di richiamo alle nostre antiche radici, dove il sacro si confonde col profano e viceversa». Un ulteriore richiamo alla terra d’origine, stavolta simbolico, in cui Antonello e Luciano hanno deciso di credere ed investire.

SIMONA PELLEGRINI