Battifarano: vini, cultura, agricoltura
Vini. Cultura. Agricoltura. Più che una presentazione suona come una vera e propria dichiarazione d’intenti quella dell’azienda agricola Battifarano. Un’attestazione di responsabilità che lega tra loro due realtà su cui, da ormai quattro generazioni, l’azienda lavora congiuntamente. Imprenditorialità e territorio. Ma partiamo da quest’ultima.
Siamo nel cuore dell’Enotria. Un nomeche si fa presto racconto. Un’area di antica concezione geografica che corre dalPollino calabrese fino alla costa tirrenica campana, per poi abbracciare la parte interna dall’Appennino al Vulture, e scendere di nuovo giù, verso lo Jonio lucano. L’etimologia lo fa derivare dal greco ôinos,vino. Il riferimento è ai floridi vigneti situati in loco.
Raccogliere
questa eredità per farne una visione attuale, senza perderne mail’intima
connessione. Ed eccoci subito pronti a raccontarvi l’altro elemento, quello
imprenditoriale. Sono cinque i secoli di storia che vedono legata la masseria
Battifarano a questi luoghi. «Cinque secoli, durante i quali si è sempre
coltivata la terra – spiega Francesco Battifarano, la nuova generazione – prima
per l’autosussistenza, poi come azienda e oggi anche fare del vino il racconto
della nostra storia».
Una storia che, come linfa, passa dalle radici alla pianta. L’ultima sintesi è nelle etichette. Da Torre Bollita, Matera Moro DOC, riprendendo il nome dei terreni a valle dell’abitato di Nova Siri Marina a Le Paglie, Matera Greco DOC, un bianco dalla grande finezza aromatica e note fruttate e floreali.Una filiera completa che offre al consumatore la piena consapevolezza sul prodotto. Dall’Akratos Rosso, Matera Primitivo DOC, «un vino da simposio», fino al Toccacielo e il Toccaculo, per riprendere i nomi ritrovati su antiche mappe riferiti ai due torrenti che attraversano la masseria.
Una consapevolezza che si fa territoriale e culturale, certo, ma viene indirizzata specialmente verso un’idea d’impresa sempre più sensibile ai temi della sostenibilità ambientale. «L’idea che da sempre ci guida è quella di ridurre al minimo gli input esterni,concimi e fitofarmaci – spiega Francesco Battifarano – il risultato vuole essere un vino che parli di sé stesso, senza condizionamento alcuno, se non quello del terroir di riferimento.Sempre a tale scopo siamo impegnatinella misurazione dell’impatto ambientale di ogni singolo prodotto attraverso la carbon water footprint».

La chiave? Una serie di importanti investimenti nell’ambito dell’innovazione tecnologica: dall’acquisto di nuovi trattori a basso impatto ambientale all’utilizzo di un’avanzata centralina agrometeorologica, per la misurazione di diversi fattori, dall’evapotraspirazione, e dunque i consumi idrici, alla respirazione, e quindi la CO2 emessa. Tappa parallela è l’implementazione del marchio ministeriale SQNPI, per una coltivazione che segua tecniche agronomiche rispettose dell’ambiente.
Farsi rappresentanti, attraverso un prodotto, di un territorio. Si iscrivono in questo solco le visite guidate all’interno della cantina. Una vera e propria immersione nella storia. «Abbiamo assunto da tempo la responsabilità di essere validi interpreti di un passato così ricco. A ciò affianchiamo un’attenta ricerca dei gusti di mercato, al fine di aprirci a una platea sempre più ampia».
I risultati sono ben visibili dai numerosi riconoscimenti. Dal Decanter world wine awards all’annuario dei migliori vini italiani. A breve la partecipazione al Vinitaly come rappresentanti del Matera DOC. «È per noi motivo di grande orgoglio – conclude Battifarano – ma anche un’ulteriore presa di responsabilità e una spinta a far sempre meglio per portare alto il nome della nostra terra».
SIMONA PELLEGRINI